ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
Calcinculo tutto l'anno
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27/06/2015 - 01:46

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Una giostra nel bel mezzo di una piazza medioevale e soprattutto pochi metri dalla più bella fontana cittadina è un’offesa? No, non a Viterbo. Non di questi tempi.

Mi spiego meglio. Accanirsi contro il famigerato ''Calcioinculo'', mistificarlo o giustificarlo con elogi più o meno fantasiosi distoglie il dibattito dal vero argomento: la totale arroganza e superficialità con cui il centro storico di Viterbo viene umiliato ogni benedetto giorno.

Le polemiche di questa settimana sono singolari e per certi versi paradossali. E’ possibile che una città in cui le piazze e le vie medioevali vengono quotidianamente invase dalle auto in barba ad ogni divieto, si senta offesa per dieci giorni di festival?

Eppure mentre tutti parlano di piazza Fontana Grande nessuno fa notare come altrove, da piazza del Comune e San Carluccio gli stand della stessa manifestazione ogni anno abbiano invaso la città privandola della sua bellezza, mortificandola e nascondendone le architetture.

Questa miopia è sintomatica di come a Viterbo non siamo abituati a percepire la bellezza della nostra città e di come siamo ormai assuefatti dalla volgarità.

Tuttavia non si può certo incolpare il festival di questo, nè si può pretendere dagli organizzatori, che peraltro denunciano crescenti difficoltà economiche, di intraprendere una filosofia diversa, virtuosa ma senz’altro più onerosa per salvaguardare anche la città realizzando allestimenti differenti, pensati per dialogare con il contesto piuttosto che ignorarlo. Sarebbe bello che gli organizzatori facessero di più, sarebbe sacrosanto, ad esempio, un concorso per la progettazione degli allestimenti, degli stand, dei palchi e di tutto il resto. Sarebbe sacrosanto ma utopistico e non dovuto.

Non si può pretendere che una manifestazione faccia ciò che un’ amministrazione non ha il coraggio e la forza di proporre. Non lo si può pretendere perché un privato, o una fondazione in questo caso, legittimamente ha finalità diverse da un’istituzione.

Caffeina fa bene alla città, questi dieci giorni di iniziative sono attesi da cittadini e negozianti quanto e forse più del tre settembre, perché questa manifestazione è ossigeno puro per l’agonizzante economia locale. D’altro canto, bisogna ricordarlo, ottiene in cambio finanziamenti e una cornice come quella viterbese di rara bellezza, talvolta abusandone. Si potrebbe fare di più ma non si può criticare gli organizzatori; semmai bisognerebbe prendersela con una amministrazione che non detta delle regole generali, che non impone il rispetto per la città e non lo fa sistematicamente, non solo questi dieci giorni in cui tutti si riscoprono amanti della cultura e del centro storico.

Credo che sia questo il vero limite della discussione: considerare, nel bene e nel male, Caffeina come un’istituzione. Non può essere così. Se davvero vogliamo iniziare a valorizzare il nostro centro storico dobbiamo farlo attraverso una cultura cittadina diffusa e continua che non sia affidata a Caffeina o chiunque altro ma che sia figlia dei suoi cittadini e della politica e che non sia effimera come una giostra.





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